sabato 27 agosto 2016

LE IMPOSTE

R.P. Matteo Liberatore d.C.d.G.

La Civiltà Cattolica anno XXXIX, serie XIII, vol. XII (fasc. 924, 3 dic. 1888), Roma 1888 pag. 656-670.
Solo tra gli Economisti, Enrico Storch ha negato che l'imposta sia materia della scienza economica. Egli scrisse: «L'analisi degli effetti dell'imposta sul prezzo delle merci e conseguentemente sulla loro produzione e sul loro consumo non entra nel giro dell'Economia politica; essa appartiene alla legislazione finanziaria, di cui forma uno degli oggetti più importanti [1]

sabato 20 agosto 2016

IL PRINCIPIO ETERODOSSO È ABOLIZIONE DEL DIRITTO E DELL'UNITÀ SOCIALE (II).

R.P. Luigi Taparelli D'Azeglio d.C.d.G.

Da: Esame critico degli ordini rappresentativi nella società moderna, parte I., principii teorici, Roma 1851 pag. 46-59.
PARTE I.
PRINCIPII TEORICI DEI GOVERNI AMMODERNATI
CAPO I. — IL PRINCIPIO ETERODOSSO È ABOLIZIONE DEL DIRITTO E DELL'UNITÀ SOCIALE.[*] (§. II n° 61-74)
61. Dagli esempii fin qui accennati di principii morali foggiati o trasmutati arbitrariamente secondo il bisogno del momento nella nostra Penisola, sembrami risultare evidente con quanto nostro danno corriam pur troppo anche noi Italiani per quel pendio d'intellettuale indipendenza che tende direttamente ad annullare ogni verità e per conseguenza ogni d[i]ritto sociale. Ben potrà sopravvivere, anche se volete in molti intelletti, qualche verità individuale, capace di rannodare socialmente i consenzienti: ma questo nodo, essendo puramente accidentale, e mancante di quel vincolo esterno che chiarisce autorevolmente il vero, non può dare al d[i]ritto l'evidenza del titolo, e per conseguenza neppur la forza del concorso sociale; potrà produrre delle fazioni ma non mai l'unità sociale. Mi spiego: altro è il d[i]ritto evidente socialmente, altro quello che parla nei penetrali della coscienza: siete conscio a voi medesimo d'aver ricevuto un prestito? la coscienza intima altamente il dover restituire. Ma se non foste quell'uom sì retto che io vi credo, e ricusaste la restituzione, il vostro creditore troverebbe egli la via di costringervi in giudizio? Certo che no, se non avesse usata la precauzione d'esigere da voi un'apoca [= un contratto N.d.R.] in iscritto. E perchè? perchè il vostro debito non essendo visibile alla società,  questa non potrebbe a lui congiungersi per costringervi all'adempimento. In questo caso per altro sarebbe legata almeno la vostra coscienza, la quale a dispetto vostro v'intimerebbe di pagare al vostro creditore; talchè formerebbe fra voi due una unità d'intelletto e di propensione ragionevole, lasciando sussister soltanto il dissentimento della passione. Ma quant'altri casi possono succedere e succedono realmente tutto giorno, in cui due litiganti si persuadono con ragioni contrarie e con tutta la lealtà d'uomini onesti a strapparsi scambievolmente di mano la materia litigiosa! In simil caso ogni ravvicinamento per individual propensione è divenuto impossibile; ed appunto per questo necessaria diviene a mantenere il consorzio civile l'autorità giudiziaria. Se questa vien meno,  verrà meno con essa l'unità sociale delle volontà mancandone la base, la sociale unità d'intelletto.

sabato 13 agosto 2016

IL PRINCIPIO ETERODOSSO È ABOLIZIONE DEL DIRITTO E DELL'UNITÀ SOCIALE (I).

R.P. Luigi Taparelli D'Azeglio d.C.d.G.

Da: Esame critico degli ordini rappresentativi nella società moderna, parte I., principii teorici, Roma 1851 pag. 32-46.
PARTE I.
PRINCIPII TEORICI DEI GOVERNI AMMODERNATI
CAPO I.  —  IL PRINCIPIO ETERODOSSO È ABOLIZIONE DEL DIRITTO E DELL'UNITÀ SOCIALE. (§.II n° 41-60)

§. II.

Idea razionale del Protestantesimo.

41. Orsù dunque, che pretendete voi, Unitarii italiani? —  Aver una l'Italia. —  E con qual mezzo? —  Rendendola protestante.
Protestante! ... Ma converrà dunque che io, simile a quel cotale del Pulci,
«Vi faccia un lago di teologia;»
che torniamo alle controversie con Ecolampadio o Melantone; che risuscitiamo l'Eckio o il Gretsero: oh questi sì che sarebbero personaggi grotteschi nel secolo XIX! oh allora sì che le vedreste gemere sotto il peso, queste povere carte [1]; già non lievemente infastidite dal vedersi astrette ad inghiottir sillogismi da spiritarne.
No, no, lettor mio cortese
«Non dee guerra coi morti aver chi vive:»
lasciam costoro o riposare o urlar disperati ovunque gli abbia tratti o buona, o rea lor ventura, poichè promisi di non entrare in sacrestia. E invece di seguire quel Frate apostata alla sacrestia ove egli ci chiama, invitiamo anzi lui medesimo (e ce ne saprà buon grado), invitiamolo ad uscirne ed avventurarsi alla luce del giorno, all'aria aperta: invitiamolo a spiegarci per bocca dei suoi proseliti senza gergo teologico la sustanza dei suoi principii, che debbono formare, secondo certuni, la speranza d'Italia e del mondo.